Li si trovava la Medusa.
Era retroilluminata da luci al neon.
Si notano ancora i segni delle staffe che la reggevano.
“Troverai una cosa che ti potrà essere utile.”
Alcuni mesi dopo la morte del padre Gianni esegue le sue volontà.
Un primo piccolo buco svela la presenza di una intercapedine.
Non si vedeva nulla, allargano il buco fino a potersi intrufolare dentro con una torcia alla mano.
Agli occhi increduli di Gianni appare una enorme scultura parietale.
Un mosaico contenuto all’interno di una cassa in legno.
Un biglietto attaccato con un chiodino diceva: Murato nel 1957.
Grazie alla cultura tramandata dal padre capì che poteva essere un’opera di Fontana.
La produzione del mosaico su una superficie non piana ma su una scultura è estremamente difficoltosa.
Le tessere continuano a ruotare in tre direzioni. Un lavoro complesso e molto lungo.
Per questo motivo i mosaici di Fontana sono molto rari.
Non avendo uno spazio libero in casa trasferì l’opera nel garage della propria abitazione che si trovava all’interno dello stesso cortile.
Dato che si trattava di un ricordo del padre decise di conservare il mosaico senza mostrarlo a nessuno.
Li si trovava la Medusa.
Era retroilluminata da luci al neon.
Si notano ancora i segni delle staffe che la reggevano.
Salendo le scale ci si trova davanti a uno spettacolo affascinante:
Una parete di 580 cm è ricoperta di mosaico.
Le tessere e lo stile sono identici alla nostra opera.